Ieri ho iniziato a leggere “Il fuoco nel mare” (edito da Adelphi) del più grande narratore dell’Italia e degli italiani del Ventesimo secolo: Leonardo Sciascia.
Una raccolta di raccontini. Raccontini nel senso che sono brevi, perché, come sempre, il buon Sciascia è illuminante come nessuno mai: sull’Uomo, sulla Società, sulla Letteratura.
Insomma: su qualsiasi cosa conti.
“La sua voce sembra trascinarsi dietro un’eco molteplice, tanto è violenta e maleducata. Tutte le sue parole ingombrano l’area del luogo in cui ci si trova come un ciarpame confuso, si accatastano come cose inutili dentro un vecchio solaio”
Leonardo Sciascia – Il fuoco nel mare (pagina 12)
Guardando Ballarò, AnnoZero, Otto e Mezzo, Porta a Porta et simila, noto che ad ogni puntata c’è almeno un personaggio che tenta disperatamente di aderire a questa magnifica descrizione sciasciana. Riuscendoci perfettamente, tra l’altro.
E se vi è venuto in mente Capezzone, questo è esclusivamente un pensiero di vossia.
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